Autore Redazione
domenica
26 Marzo 2017
11:22
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Eventi - Casale Monferrato

L’eleganza pungente di Feydeau. Recensione di “Vaudeville” a I Crepuscoli

L’eleganza pungente di Feydeau. Recensione di “Vaudeville” a I Crepuscoli

CASALE MONFERRATO – Ci sono situazioni, equivoci, meccanismi insiti nei rapporti interpersonali che attraversano le epoche e generano riconoscimento e ilarità. Questo è ciò che accade nelle commedie di Feydeau, che hanno un ritmo e una consequenzialità che funziona come una macchina.

Due atti unici di Feydeau compongono “Vaudeville”, l’ultima produzione dell’Associazione Nuovo Palcoscenico, per la regia di Giuseppe Costantino, che ha concluso, sabato 25 marzo, la fortunata rassegna I Crepuscoli all’Auditorium Santa Chiara, che ha registrato ad ogni appuntamento il tutto esaurito.

Nel primo atto “Povera mamma!” la precaria e litigiosa routine di due coniugi viene turbata dalla notizia, poi rivelatasi falsa, della morte della madre di lei. La situazione comica dell’equivoco è evidenziata dalla malamente dissimulata felicità del marito, delusa dalla rettifica successiva.  Giuseppe Costantino e Chiara Angelini battibeccano, litigano e coinvolgono nelle loro incomprensioni reciproche l’assonnata  cameriera (Monica Rovere) e lo sfortunato latore della falsa ambasciata (Carlo Balbo). L’effetto è comico, talvolta frenetico e sempre in sospeso tra necessità dell’apparenza e reale sentire.

Nel secondo atto “A me gli occhi” Chiara Angelini è un’esilarante cameriera che, ipnotizzando il padrone (un ottimo Carlo Balbo), lo costringe ad un regime di comica servitù, sino ad un epilogo finale che ristabilisce l’originaria gerarchia.

Divertenti le espressioni, la gestualità e ben rispettati i tempi comici e, su tutto, l’atmosfera di borghesia elegante, agiata e oggi un po’ fiabesca della belle époque, rievocata da mantelli,  pizzo, taffetà e cappelli. La scena è stilizzata, gli elementi di arredo degli interni suggeriti sono creati con blocchi rossi di forma indefinita e le porte (essenziali per i rapidi ingressi tipici di Feydeau) sono  sagome blu, colori, insieme al bianco, molto francesi.  Lo stile è raffinato, volutamente rimanda ad un’epoca dorata e proprio il contrasto tra perfezione formale e ipocrisia crea l’attrito comico, sottolineato, nella regia di Costantino, dalle accentuate espressioni dei visi che accompagnano le situazioni grottesche.

Tra i due atti, spezzoni di film dei primi anni del ‘900 di George Méliès. Da libri magici e da manifesti prendono vita personaggi che si animano, creando un effetto di illusione, all’epoca un prodigio agli occhi degli spettatori. La velocità a scatti delle sequenze cinematografiche corrisponde a quella delle battute delle commedie di Feydeau e tratto comune sono l’eleganza delle donne esili strette nei busti e lo stesso sogno di splendore. Il cinema rievoca una realtà e la ricrea, così Vaudeville offre un punto di vista dorato, lo vivifica e, in tono lieve ma ironico, ne mostra i difetti.

In scena , con gli interpreti già citati, Ginevra Costantino e Luca Gullo.

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